Sharing, bene l’Italia post-Covid ma serve di più

Lo sharing cresce in Italia e supera lo shock causato dalla pandemia. Ma la “questione geografica” pesa ancora.

Micromobilità e mobilità “tradizionale” in sharing tornano a crescere nel 2021, segnando la fine dello shock causato dalla pandemia.

E’ quanto emerge dal quinto rapporto annuale dell’Osservatorio Nazionale per la sharing mobility, che racconta di monopattini, biciclette e scooter che hanno già superato i livello pre-pandemia e del car sharing che si appresta a farlo nelle ultime settimane dell’anno.

90 mila i mezzi complessivamente impiegati per la mobilità condivisa sul territorio nazionale anche se scooter, monopattini e biciclette costituiscono il 91% del totale. Diminuisce così il peso medio dei veicoli in sharing, passato dai 400 chilogrammi del 2019 agli appena 120 chilogrammi di oggi. Un dato incoraggiante, indice della marcata preferenza degli italiani per i piccoli veicoli elettrici, agili ed a basso impatto ambientale.

A destare preoccupazione è però la distribuzione geografica dei mezzi: le più virtuose sono le città di Milano, Roma, Firenze e Torino mentre 76 capoluoghi ancora attendono che uno dei 158 servizi di sharing attivi in Italia arrivi nel loro territorio.

Servizi di sharing che sono invece presenti in 49 città (il triplo del 2015) con più di 5 milioni di iscrizioni complessive.

Ormai è chiaro: la strada imboccata è quella giusta ma siamo ancora lungi dal risultato. E per raggiungerlo saranno necessari investimenti. L’Osservatorio suggerisce perciò al Governo di prevedere un aumento (basterebbe anche solo lo 0,5% in più) dei fondi già stanziati per il trasporto pubblico locale da investire nello sharing di veicoli a basso o nullo impatto ambientale.

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