Morire difendendo l’ambiente. È quanto successo ad almeno 1.100 “ranger” di tutto il mondo negli ultimi dieci anni secondo le stime del Wwf e della Federazione Internazionale dei Ranger.
Omicidi spesso scaturiti dalla necessità di coprire altri crimini di natura ambientale, come lo sfruttamento di animali o l’impiego illecito di risorse naturali. Attività illecite che non solo mettono a repentaglio gli ambienti e la salute di chi ci vive ma che arrecano anche ingenti danni al turismo, fonte di reddito principale per molti Paesi meno industrializzati. Basti pensare che un elefante è in grado di generare introiti indiretti per 1,75 milioni di dollari nel corso della sua vita, ovvero 10 volte tanto il denaro che genera a bracconieri e ricettatori.
Quello del bracconaggio, ed in generale della crudeltà verso gli animali a scopi economici, non è però un problema esclusivamente africano o sudamericano. Anche in Italia, infatti, sono molteplici i crimini contro la fauna che vengono segnalati ogni anno come l’abbattimento o la cattura di volatili a scopo ricreativo o tradizionale.